METEOAMANTEA
osservazione delle nube
Documento tratto dalla rubrica "Meteonautica" a cura di Maurizio Brunetti e Antonio Moretti del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica pubblicata mensilmente sulla rivista Pubblicato su Nautica 460 di agosto 2000 LE NUVOLE RACCONTANO...
L'osservazione delle nubi è forse l'elemento diagnostico più significativo delle
condizioni attuali e future del tempo. Essa fornisce un validissimo aiuto nella
formulazione delle previsioni, in quanto esiste un profondo legame tra alcune
condizioni dell'atmosfera e determinati tipi o gruppi di nubi. Non a caso uno dei
metodi di previsione dei sistemi frontali si basa proprio sullo studio dell'insieme delle
formazioni nuvolose.

Le nubi, bianche e soffici come batuffoli di ovatta che veleggiano nel cielo, specie
nel periodo estivo, o di colore grigio scuro, quando minacciano precipitazioni, fin dai
tempi più remoti sorprendono e affascinano chi le osserva.

Esse sono il prodotto della condensazione e del brinamento del vapore d'acqua
contenuto nell'atmosfera. Sono costituite da minutissime goccioline d'acqua o da
minutissimi cristalli di ghiaccio, oppure dalle une e dagli altri insieme. Con
temperature al di sopra dello 0°C le nubi risultano costituite esclusivamente da
goccioline d'acqua, mentre con temperature inferiori a -40°C da soli cristalli di
ghiaccio. Ovviamente, nell'intervallo di temperatura tra 0°C e -40°C sono presenti in
esse sia goccioline di acqua che cristalli di ghiaccio. Le nubi appaiono galleggiare
nell'aria in quanto sono il risultato di incessanti e complessi processi di
evaporazione, condensazione e sublimazione, attraverso i quali i loro elementi
costitutivi si rinnovano sempre. Pertanto evolvono continuamente e di conseguenza
si presentano sotto vari aspetti, sia per le dimensioni che per la forma, il colore, la
struttura, l'altezza dal suolo, la luce che riflettono o diffondono e la compattezza.

Attraverso tutte queste caratteristiche le nubi segnalano determinate condizioni
dell'atmosfera, che possono essere colte, per taluni aspetti, anche da persone poco
esperte. La stabilità o l'instabilità dell'atmosfera, l'imminenza della pioggia, la
formazione di fenomeni temporaleschi, l'arrivo di una perturbazione, il
peggioramento o il miglioramento delle condizioni meteorologiche possono trovare
riscontro nella forma, nelle dimensioni, nel colore e nell'altezza delle nubi. Da ciò
nasce l'esigenza di una loro attenta osservazione e classificazione secondo criteri
definiti da convenzioni a livello internazionale. In tal modo si ha la possibilità, in tutto
il mondo, di riconoscere ed indicare una nube con il termine più appropriato,
rendendosi conto dell'origine, della forma e del suo sviluppo.
Nel 1803, lo studioso inglese Luke Howard (1772-1864), appassionato di
meteorologia, ha un gran successo con il suo scritto "On the modification of clouds"
("L'evoluzione delle nubi"), nel quale distingue le nubi in quattro grandi gruppi,
dandogli nomi di origine latina: Cirrus, Stratus, Cumulus e Nimbus. Tali nomi sono
tuttora in uso, anche se in Italia, nella pratica, si preferisce il termine italiano.
Comunque, soltanto nel 1896 fu pubblicato il primo Atlante Internazionale delle nubi
che, attraverso vari miglioramenti e diverse edizioni, è giunto fino ai tempi nostri.

Gli elementi esterni, più profondamente legati alla struttura ed alla genesi,
conferiscono alle nubi caratteri peculiari tali da consentire di raggrupparle in dieci
generi, quattordici specie e nove varietà. I generi sono i gruppi di nubi principali ben
distinti, tanto che una nube può appartenere ad un solo genere. Le specie
riguardano le particolarità della forma e della struttura interna, mentre la
suddivisione in varietà fa riferimento alla differente disposizione degli elementi delle
nubi o al loro grado di trasparenza. I generi delle nubi sono: i Cirri, i Cirrocumuli, i
Cirrostrati, gli Altocumuli, gli Altostrati, i Nembostrati, gli Stratocumuli, gli Strati, i
Cumuli e i Cumulonembi. I primi tre generi riguardano le nubi costituite
principalmente da cristalli di ghiaccio, in quanto si trovano di solito ai livelli più elevati
della troposfera, dove le temperature sono molto basse. Gli altri si riferiscono alle
nubi costituite solo di goccioline d'acqua o miste (goccioline d'acqua in basso e
cristalli di ghiaccio nelle parti più alte). Inoltre, per convenzione internazionale, si è
convenuto di suddividere verticalmente l'atmosfera in tre parti: superiore (oltre i 5000
metri), media (da 2000 a 5000 metri) e inferiore (dal livello del mare a 2000 metri),
tenendo conto delle quote alle quali le nubi si presentano abitualmente. Di
conseguenza le nubi vengono classificate alte, medie e basse a seconda della parte
di atmosfera in cui si trova la loro base. Alcune nubi, come i cumuli e i cumulonembi,
definite anche "nubi a sviluppo verticale", hanno la base nella parte bassa
dell'atmosfera e possono avere la sommità nella regione superiore.
L'osservazione delle nubi viene fatta in stazioni meteorologiche presidiate dall'uomo, in quanto è costituita per la maggior parte da elementi da determinare con stime a vista. L'identificazione del tipo di nubi presenti nel cielo all'atto dell'osservazione richiede particolare attenzione e notevole esperienza, tanto che è buona norma, per l'operatore di stazione, seguire con continuità l'evoluzione dello stato del cielo, specialmente quando le nubi si presentino in diversi generi e disposte a differenti livelli. L'osservatore deve determinare, innanzitutto la "nuvolosità totale", ovvero la frazione, in ottavi, della copertura del cielo. Ad esempio, una copertura di 4/8 significa che la metà del cielo è coperta da nubi. Poi la "nuvolosità parziale", sempre espressa in ottavi, relativa ad un solo genere di nubi, distinte secondo l'altezza (basse, medie e alte). Inoltre, deve individuare il "tipo delle nubi" a seconda della classificazione precedentemente accennata, l'"altezza della loro base" e il loro "moto".